Scultore di Sogni
Scultore e figlio d’arte, nonché vigile del fuoco della caserma di Pescara. Suo padre, Ferdinando Carbone, era un noto scultore di Tocco a Casauria, dove attualmente Arcangelo vive e lavora.
Realizza sculture in pietra e legno usando marmi nazionali e altri materiali autoctoni.
L’ENERGIA IN MOVIMENTO
Forme tremolanti e dalla consistenza di fuochi fatui emergono, vibrando, dalla pietra, assumendo le sembianze più particolari e non è tutto: danno all’occhio umano l’impressione di trasformarsi continuamente, un po’ come facevano le varie forme e gli innumerevoli personaggi grotteschi e mostruosi nel film di The Wall dei Pink Floyd. E sono proprio le melodie dei Pink Floyd ad echeggiare nelle orecchie dell’osservatore, o meglio, dell’esploratore.
Quando si parla delle sculture di Arcangelo Carbone ce n’è per tutti i gusti: un viso angelico e uno dantesco emergono dalla pietra: il primo quasi a rievocare la Pietà michelangiolesca e il secondo, invece, pare permeato dallo spirito del Sommo Poeta; un altro volto, stavolta appena abbozzato e grottesco, sembra sfociare come un fiume di energia nel collo di un elegante uccello acquatico. Probabilmente esso simboleggia la libertà che l’umanità intera sogna dalla notte dei tempi. C’è poi una scultura dalla forma indefinita, dalla quale sorge un mezza foglia di acanto, che da ornamento onnipresente dell’architettura classica passa al ruolo di indiscussa protagonista dell’opera scultorea di Carbone.
Tra le sculture in pietra vi è una goccia d’acqua, ritratta dalla mano dello scultore nell’esatto momento in cui, cadendo dentro a un corpo femminile, raggiunge infine l’utero, per poi venire da esso “partorita”. Un po’ come se fosse la vita stessa, simboleggiata dall’acqua, a crescere nel corpo femminile e allora ecco che ci sovviene l’idea della donna come custode devota e fertile generatrice della vita stessa.
Arcangelo Carbone ha usato anche il legno come materiale da plasmare per realizzare sculture davvero interessanti, facendo emergere dalla materia inanimata forme definite, dense di significati e in qualche modo vive, in quanto in esse scorre l’energia in movimento dello scultore abruzzese. In una di queste sculture una fenice risorge da un semplice ceppo di legno nodoso, a rappresentare la rinascita della materia inanimata ( il legno morto per l’appunto) sotto forma di viva opera d’arte. Nella seconda delle tre sculture in legno l’artista trae dal legno il suo principale strumento creativo: le mani.
Infine nell’ultima scultura una ballerina elegantemente slanciata si eleva dal legno nodoso e contorto, con una torsione e una fisicità che non può non ricordare quella con la quale la Vergine Maria nel Tondo Doni di Michelangelo affida Gesù Bambino tra le braccia di San Giuseppe, che sia questo l’ennesimo riferimento agli artisti del passato del nostro Arcangelo Carbone?
Biografia
Nato a Popoli nel 1966. Scultore e figlio d’arte, nonché vigile del fuoco della caserma di Pescara, Suo padre Ferdinando Carbone, era un noto scultore di Tocco a Casauria dove attualmente Arcangelo vive e lavora.
Realizza sculture in pietra e legno usando marmi nazionali e altri materiali autoctoni.
La sua passione per la scultura avviene fin dalla giovane età, seguendo appunto le orme del padre, ma con una spiritualità mirata verso la cultura orientale.
Approfondisce la conoscenza di tale cultura, con viaggi in oriente, studi e pratica di arti marziali e meditazione.
La poetica di Arcangelo è legata, da un lato, all’analisi del mito, lo sguardo plastico si incammina verso questa direzione, un po’ sulle tracce di antiche verità. Trae ispirazione da una cultura classica e neoclassica, che si fa postmoderna.